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Green Pass a sei mesi per spingere il booster. Stadi, ipotesi stretta

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ROMA – Il bivio del governo si può sintetizzare così: è meglio fissare nuove drastiche misure di contenimento, oppure è preferibile concentrare lo sforzo sulla terza dose, creando le condizioni per un obbligo di fatto del booster? A tre giorni dall’attesa cabina di regia convocata per il 23 dicembre, l’orientamento sembra decisamente propendere per questa seconda soluzione. L’esecutivo, infatti, valuta in queste ore la possibilità di accorciare da nove a sei mesi la durata del Super Green Pass, estendendo contestualmente il raggio d’azione del 2G ad altri settori dove per il momento è sufficiente un tampone.
S tratterebbe di una svolta. A decine di milioni di italiani, un passaporto vaccinale della durata di centottanta giorni scadrebbe infatti tra l’inizio di gennaio e la metà di febbraio, visto che moltissime somministrazioni sono avvenute tra luglio e il 15 agosto. I cittadini dovrebbero sottoporsi alla terza iniezione (che è possibile ricevere già a cinque mesi dalla seconda), pena l’esclusione da ogni attività sociale: ristoranti, bar, teatri, cinema, stadi, musei. E, quasi certamente, verrebbero banditi anche dai negozi al dettaglio (ad eccezione di farmacie e alimentari), trasporto pubblico locale, aerei e treni a lunga percorrenza: anche per queste attività si valuta una stretta.

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Sono ore di sbandamento, questo è innegabile. Non in Italia, ma in Europa e nel mondo. La Omicron ha come rimescolato le carte e messo a dura prova anche i vaccinisti, perché l’incertezza spaventa e l’attesa di numeri certi genera confusione. L’esecutivo, però, vuole fissare alcuni punti fermi. Uno, in particolare: «I vaccini sono la leva fondamentale per contrastare il virus – dice Roberto Speranza – Tutti i dati, sia pure ancora parziali, indicano che la terza dose offre una protezione importante anche contro questa variante». Insomma, bisogna continuare su questa strada: «Quanto fatto finora non è stato vano. Certo, c’è preoccupazione. Ma proprio la Omicron ci dice che il booster è fondamentale e va fatto il prima possibile».
Ogni Paese prova a reagire a modo proprio: si sanciscono i primi lockdown, si cancellano gli appuntamenti di Capodanno, si ragiona attorno alla vaccinazione obbligatoria. Mario Draghi attende di avere in mano tutti gli elementi. Due, in particolare, saranno disponibili mercoledì. Primo: i dati della flash-survey che si terrà oggi – e che richiederà un paio di giorni per il sequenziamento dei ceppi del virus – diranno quanta Omicron circola nel Paese. Si attende che sia almeno il 10% del totale. Secondo: le ospedalizzazioni in Gran Bretagna, il Paese finora più colpito dalla quarta ondata. Serve ancora qualche giorno per avere una fotografia completa della situazione nel Regno Unito, visto che tra il contagio e il ricovero passano in media 17 giorni. Il nodo, comunque, è semplice: se la Omicron contagia due volte di più della Delta, ma ospedalizza allo stesso modo, allora il problema è grave. Se impone la metà dei ricoveri – o addirittura di meno – allora il quadro è sostenibile.

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Da queste valutazioni dipenderanno le azioni che il governo proverà a mettere in campo. «I cittadini devono tenere altissima la guardia – dice Speranza a “Che tempo che fa” – Il nostro scudo contro la Omicron sono terza dose e mascherine». Di certo, arriverà quantomeno una raccomandazione a limitare gli assembramenti familiari e conviviali durante le feste. Più complessa, anche se ancora in corso di valutazione, l’opzione di un coprifuoco notturno per i giorni festivi. Saranno inoltre cancellati – forse con una misura valida per l’intero territorio nazionale – concerti e grandi eventi di Capodanno. Difficile che si imponga invece il tampone ai vaccinati per accedere a cinema e teatri. I costi sarebbero insostenibili, sia che a pagare siano i gestori, sia che lo facciano gli utenti. Possibile invece, in prospettiva, l’imposizione dei test per accedere ad alcuni mega eventi (stadi, corse automobilistiche, concerti). L’alternativa, che l’esecutivo preferirebbe evitare, è quella di ritornare alle gare a porte chiuse nel calcio. Alcune partite della Bundesliga, in Germania, sono già senza pubblico (il dato medio è 4.700 spettatori). In Italia, però, l’approccio è cauto perché una scelta del genere rischierebbe di affossare i conti della Serie A.

Le decisioni più importanti, però, arriveranno per gennaio. L’obiettivo è estendere la vaccinazione obbligatoria ai dipendenti pubblici e a quelli privati che lavorano a contatto con il pubblico. «Le misure saranno ponderate rispetto alla gravità della situazione», sostiene Speranza. Si tratta del passo precedente all’immunizzazione per legge, che ieri sempre la Germania ha annunciato di voler introdurre: «Questa ondata non può più essere fermata – ha detto il ministro della Salute Karl Lauterbach – ma può essere combattuta con i vaccini obbligatori».

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