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Nell’eventuale passaggio dal bianco al giallo difficilmente il governo, nonostante le richieste di molte Regioni che pressano per nuove misure sul modello austriaco, deciderà una stretta differenziata per i non vaccinati.
Il Natale in giallo fa paura. Le Regioni al governo: “Restrizioni per i non vaccinati”
di
Alessandra Ziniti
16 Novembre 2021
“Intanto cominciamo con il dire che al momento non c’è necessità di ricorrere a chiusure – dice il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri – non siamo in una situazione drammatica. C’è una seria e attenta osservazione ma non una seria preoccupazione. E dunque è molto lontana l’ipotesi di lockdown mirati per non vaccinati, almeno non nella fase di passaggio tra il bianco e il giallo che – per altro – (eliminato il coprifuoco) prevede solo restrizioni minime, come il ritorno all’obbligo di mascherina all’aperto, un massimo di quattro persone a tavola al ristorante e una capienza ridotta in cinema, teatri, impianti sportivi. Diverso eventualmente sarebbe nel caso di un passaggio all’arancione dove invece le misure sono ben più drastiche”.
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di Gerardo Greco
In queste ore, sul tavolo del governo, c’è la rimodulazione del Green Pass da 12 a 9 mesi (in considerazione della riduzione dell’efficacia dei vaccini dopo sei mesi) e l’obbligo della terza dose per il personale sanitario tra cui i nuovi positivi sono aumentati considerevolmente. Ma altre misure sono sottoposte alla valutazione degli esperti, a cominciare dal ritorno della quarantena (soprattutto in vista delle vacanze di Natale) per chi (non vaccinato) dovesse entrare in Italia da Paesi dove la curva dei contagi appare fuori controllo, come ad esempio i Paesi dell’est. Misura politicamente significativa perché contraria allo spirito del Green Pass europeo, varato proprio per non tornare a richiudere le frontiere anche se i singoli Stati sono sempre liberi di varare provvedimenti più stringenti anche perché il passaporto vaccinale europeo al momento non ha ancora alcuna scadenza.
Difficilmente percorribile sembra la strada verso l’abolizione dei tamponi (almeno quelli rapidi) per ottenere il Green Pass. Sollecitata da chi ritiene troppo rischioso il tasso di falsi negativi dei tamponi rapidi, la misura non trova al momento sponda nel governo. Sia perché sarebbe discriminante nei confronti dei cittadini italiani a fronte di altri Paesi europei che concedono il Green Pass con il tampone, ma anche perché – come sottolinea il sottosegretario Sileri – “i tamponi sono un’arma diagnostica straordinaria. È anche grazie a loro che (oltre ai vaccini) l’Italia riesce ancora a mantenere sotto controllo la curva dei contagi. Costringendo i non vaccinati a testarsi ogni 48 ore per andare a lavorare, di fatto blocchi la catena dei contagi”.
E Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari Regionali, ha fatto notare che “il governo ha assunto decisioni che consentono al nostro Paese di restare aperto. Abbiamo l’84% di cittadini vaccinati con due dosi, il governo monitora con grande attenzione l’andamento dei contagi, sollecita la terza dose, ha assunto decisioni sui mezzi di trasporto, per il momento ci fermiamo qui”, aggiungendo come “le scelte fatte consentono di guardare con discreta tranquillità, ma è evidente che siamo nei mesi più difficili. Valuteremo strada facendo se servirà cambiare l’assetto che ci siamo dati”.
Di diverso avviso il consulente del ministro della Sanità Walter Ricciardi. “Il tampone è il tallone d’Achille del Green Pass. Io dico che dovrebbe essere tolto dalle condizioni che permettono di avere il documento ma per ora cambiamenti non mi risultano – spiega – al massimo va bene anche limitarlo solo a chi deve lavorare. Per le altre attività, come andare al ristorante o al cinema, bisognerebbe essere vaccinati o guariti”.
Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa sostiene che al momento nel governo non si pensa a modificare le regole su tampone e Green Pass. “Non dimentichiamo che i requisiti per il documento, compreso il test, sono indicati a livello europeo. E infatti si può entrare in Italia da altri Paesi con il tampone rapido negativo. Non mi sembra possibile fare delle modifiche adesso”. Piuttosto, come ormai detto da tempo, anche dallo stesso Speranza in Parlamento, si pensa di ridurre la validità del Green Pass, da 12 a 9 mesi probabilmente. Questo per spingere le persone a fare la terza dose, ritenuta necessaria perché dopo sei mesi la copertura data dal vaccino scende e si rischia di ammalarsi.