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La stretta del Viminale sul Super Pass, in campo anche i controllori nei bus

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Non meno di tre milioni di controlli nel corso del mese. La collaborazione delle polizie locali e probabilmente dell’Esercito, accanto a carabinieri, poliziotti e finanzieri. E l’utilizzo dei controllori locali, sui trasporti soprattutto, anche quelli gestiti dai comuni. Il Viminale prepara il grande piano dei controlli per il Super Green Pass che partirà dal 6 dicembre. Oggi ci sarà un primo incontro con i prefetti, incontro che diventerà un appuntamento fisso: ogni settimana, in ogni città capoluogo, si terrà il Comitato per l’ordine e la sicurezza nel quale le istituzioni dovranno fare un punto sul numero dei controlli e sulle misure da prendere. La linea del governo è chiara: i contatti sono destinati a salire ma, in tutti i modi, vanno evitare le chiusure. Perché questo possa essere possibile – se da un lato si stringeranno fortemente le corde nei confronti dei non vaccinati – dall’altro bisognerà prendere tutte le misure di sicurezza possibili. Controlli a tappeto, quindi, compatibilmente con le donne e gli uomini a disposizione. E misure anche sanitarie: ieri Repubblica ha anticipato come Speranza abbia lanciato un incoraggiamento ai sindaci per seguire la strada di Roma e Milano e obbligare le mascherine all’aperto. In queste ore all’interno dell’Anci se n’è parlato molto e la strada è tracciata: lo faranno quasi tutti, «anche perché – ragionano dall’Associazione dei Comuni – al momento già esiste l’obbligo in caso di assembramenti, come nel caso dello shopping natalizio». Ma sono pronti a scommettere che prima di Natale arriverà un obbligo nazionale.

Dunque, mascherine anche all’aperto per tutti. E controlli, nonostante la coperta corta. A disposizione ci sono poco più di 300mila uomini (94.000 poliziotti, 104 mila carabinieri, 57 mila finanzieri e 64 mila vigili urbani), per l’intera pubblica sicurezza. Troppo pochi. Per questo le strade sono due: l’utilizzo dell’Esercito. E sfruttare la collaborazione dei controllori del trasporto, che dipendono sia da Comuni sia da quello che resta delle Province. Il dialogo è già aperto e nei giorni prossimi arriverà il via libera. Saranno loro sui mezzi a chiedere il Green Pass. E loro a poter chiedere anche il documento per incrociare i dati. Non è una questione marginale. La grande paura è quella dell’invasione dei Green Pass falsi, come hanno documentato le indagini delle ultime settimane: si tratta di certificati veri ma appartenenti ad altre persone che vengono recuperate dai pirati o sulla Rete (da chi incautamente pubblica il proprio codice a barre) o attraverso altri sotterfugi. È stata per esempio scoperta una copisteria che plastificava Green Pass e che, prima di riconsegnarli al cliente, ne faceva una copia da mettere su Telegram. È necessario quindi controllare le identità delle persone. Ma il passaggio è molto delicato: uno dei grandi argomenti dei No Pass è proprio quello della privacy. «Ma c’è anche altro – ragiona una fonte vicina al dossier – In molti temono di essere tracciati negli acquisti e negli spostamenti, per motivi fiscali. Ma è un falso problema: la privacy è comunque garantita, quei dati non possono essere utilizzati per altro che non sia il controllo e il tracciamento sanitario«. «C’è l’intento di fare il massimo” ha detto ieri la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, alla festa del Foglio a Firenze. «Abbiamo controllato 28 milioni di persone e 3 milioni di esercizi commerciali. È un momento difficile che richiede uno sforzo straordinario».

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