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Roma — Anche ricoverato Francesco vuole occuparsi degli altri pazienti. Lo racconta padre Giancarlo Sboarina, frate minore francescano, cappellano al policlinico Gemelli.
Il Papa avrebbe preferito non essere ricoverato.
«Ricorda un po’ Giovanni Paolo II che ha vissuto la fragilità non come motivo di impedimento ma di testimonianza. Certo Francesco è una persona di 88 anni con le sue fragilità, ma sappiamo che fin da quando era giovane le ha avute, e andava avanti come un treno».
Lei era già qui con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: che differenze ci sono tra i tre Papi?
«Giovanni Paolo II aveva un rapporto quasi familiare, di simbiosi, con il Gemelli, che porta la sua impronta. Benedetto XVI è stato una presenza discreta: non ha avuto lunghe degenze, venne a trovare il fratello e prendeva in contropiede tutti, mettendo un po’ in ansia la sicurezza. Francesco ha sempre mostrato vicinanza agli altri pazienti. Accanto al suo appartamento c’è oncologia pediatrica e prima di lasciare la sua stanza fa sempre un giretto per salutare i bambini».
Con questo nuovo ricovero quali sono i suoi pensieri?
«Preghiamo perché ha bisogno di sostegno, come dice sempre lui, “pregate per me”. Per chi ci crede la preghiera è un grande sostegno, morale, fisico, di supporto in questo momento di fragilità. Ma adesso c’è bisogno anche del supporto della medicina e dei professionisti».