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Un’altra voce che si aggiunge al coro “Draghi resti premier”. È quella di Matteo Salvini: “Condivido le parole del presidente Berlusconi su Draghi, il presidente del Consiglio sta lavorando bene, quindi mi auguro che vada avanti a lungo a lavorare bene da presidente del Consiglio”, dice il segretario della Lega durante una conferenza stampa convocata a Montecitorio sulle proposte di modifica al Ddl bilancio.
Il pressing trasversale su Draghi-premier si fa sempre più insistente. Da Silvio Berlusconi a Luigi Di Maio e Carlo Calenda, la richiesta (e l’augurio) è sempre lo stesso per tutti: “Resti in carica fino al 2023”. Ieri, infatti, il leader azzurro ha ribadito la sua posizione (già annunciata il 14 novembre scorso alla manifestazione di Forza Italia Sicilia a Mazara del Vallo): “Saremo i primi a collaborare lealmente all’attività di questo governo, che deve rimanere in carica per tutto il tempo necessario, fino al 2023, fin quando saremo usciti dall’emergenza”. Non ci gira intorno, il ministro degli Esteri: “L’Italia non può permettersi di perdere Mario Draghi in questo momento. È interesse del Paese che lui continui a guidare questa situazione”. Sulla stessa linea anche il leader di Azione: “Occorre che dalle forze politiche, dai segretari di partito arrivi un messaggio chiaro a Draghi che deve restare presidente del Consiglio fino al 2023 e possibilmente oltre perché se abbiamo una stagione in cui poter cambiare l’Italia è questa ma l’unico che ha l’autorevolezza per comporre delle forze politiche che di solito si occupano di tutto tranne che amministrare è Mario Draghi”.
Pressing trasversale su Draghi: “Resti”. E Letta dice no al voto anticipato
di
Tommaso Ciriaco
28 Novembre 2021
Ed Enrico Letta? Dice di non volere il voto anticipato. Giorni fa, subito dopo aver incontrato il premier aveva detto: “Quando Draghi avrà finito il suo compito, servirà un Pd unito nelle sue scelte”. Poi ieri il chiarimento: “Tutti vogliamo usare il resto della legislatura, non vogliamo andare a votare, è il momento di mettere mano a riforme istituzionali. Il finanziamento dei partiti, e la riforma dei regolamenti parlamentari che che limiti il trasformismo”.